Intraprendere un viaggio, uno vero: cambiare città, regione, paese o
continente. Perché? Cosa ci spinge a farlo? Perché partiamo?
Innanzitutto, dobbiamo definire cosa intendiamo per viaggio: viaggiare significa
trapiantarsi in un contesto a noi estraneo, che sia per una settimana, o
per qualche anno ci è indifferente nel nostro caso. I motivi più banali per cui ce ne andiamo sono molti, quelli che
ci saltano subito in mente sono i seguenti:
- Voglia di cambiare aria, ci siamo semplicemente stufati di vivere con i nostri
genitori, della nostra città, delle solite tre serate, della nostra routine che ci aliena, rendendoci più simili ad automi che ad esseri umani, così stacchiamo la spina, per un po' o magari per sempre;
- provare cose nuove, aromi, sensazioni o esperienze che non avevamo mai provato o
non abbastanza;
- sentiamo che il mondo là fuori ci sta aspettando, non c’è modo di spiegarlo
questo, dobbiamo andare, partire, conoscere gente nuova in ostelli bizzarri ed interessanti parti del mondo;
- per lavorare, per avere condizioni di sviluppo personali migliori, perché è
ingiusto fare tirocini da 25 ore settimanali gratuitamente con la speranza di arrivare a lavorare fulltime per 600€,
chinando il capo come bestie da soma di fronte a ignavi ben pensanti che di
etico hanno solo le parole;
- per guardare la nostra vita da un altra prospettiva, questo è molto sottovalutato, ma viaggiare ci aiuta a crescere più di quanto immaginiamo, ci fa apprezzare cose che molto spesso invece diamo per scontate e a capire quanto invece ne abbiamo sopravalutato altre;
- per amore, per vivere quell'emozione di arrivare al Gate di un’altra città e
vedere quella persona con uno stupido cartello in mano e un sorriso da fesso. La vediamo, è là, in piedi, si sta sbracciando per farsi vedere, ma noi la riconosceremmo
anche in mezzo alla nebbia notturna in una oceano di uomini, l’abbracciamo e la
baciamo. E cosi ci lasciamo trascinare da un banalissimo e fortissimo
sentimento, primordiale quanto l’umanità, quel sentimento che si esprime
attraverso i morsi allo stomaco e le lacrime sulle gote che si stagliano poco
sopra un sorriso infantile;
- per rabbia, perché è ora di andare, non è una fuga, non andiamo via perché
non siamo in grado di stare là, semplicemente è troppo per continuare, che
senso avrebbe? Allora ci imbarchiamo su una nuova avventura come se non ci
fosse stato uno ieri e vediamo solo un ipnotico e affascinante domani;
- ed ultimo, ma non per importanza… per tornare, per riabbracciare i nostri
cari e per dire “mamma, papà, zii, nonni, fratelli, amici... ho fatto questo, ho visto
quello. Ho provato questo e quest’altro ho sognato in un'altra lingua e ho
baciato una sconosciuta in un bar, ce l’ho fatta, ho vissuto da solo, sono un po’ migliore, ho
fatto un altro passo avanti”.
E voi perché partite o siete partite? Dove siete andati? Com'è stata la vostra esperienza?
Enjoy the travel!
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